Se ci chiedessero quale sia il flagello più grande dei nostri tempi, probabilmente risponderemmo la guerra o la fame nel mondo. Purtroppo non è così, giacché la condizione che miete il numero più elevato di vittime nelle società di ogni angolo del pianeta è lo stress. Si tratta della più grande malattia che affligge l’uomo moderno.
Lo stress non è altro che una risposta fisiologica e psicologica a situazioni percepite come minacciose o sfidanti. Nella società odierna, lo stress è diventato un fenomeno pervasivo a causa di vari fattori legati allo stile di vita, al lavoro, alle relazioni e all’ambiente.
Alti livelli di stress si traducono spesso in problematiche di natura psicosomatica che hanno origine dall’aumento di ormoni quali adrenalina e cortisolo. Se rilasciate nell’organismo in modo cronico, queste sostanze possono dare luogo a ipertensione e a problemi cardiaci. Lo stress prolungato, inoltre, può indebolire il sistema immunitario rendendo l’organismo più suscettibile a infezioni e malattie. La difficoltà a rilassarsi e a staccare la mente dalle preoccupazioni può interferire con la qualità del sonno e dare luogo a insonnia e disturbi gravi. Infine, la connessione che esiste fra cervello e intestino, permette alle emozioni negative di avere un impatto sulla salute digestiva con manifestazioni come la gastrite, l’ulcera e la sindrome del colon irritabile.
Ovviamente, quando si parla di ansia e stress i risvolti sfavorevoli non interessano soltanto il piano fisico della salute di una persona, ma anche quello mentale. Lo stress continuo può portare a esaurimento, riduzione della capacità di concentrazione, problemi di memoria e una sensazione generale di sopraffazione. Lo stress è anche una delle principali cause di depressione che, insieme alla mancata gestione delle emozioni, può portare a problemi di salute mentale a lungo termine. È inoltre emerso che lo stress incrementa comportamenti negativi come il fumo, l'abuso di alcol e droghe e il consumo eccessivo di cibo, perché visti come mezzi di fuga dalla realtà.
Per ridurre lo stress in modo efficace bisogna agire su più fronti contemporaneamente. È necessario pianificare e gestire il proprio tempo in modo da ridurre il sovraccarico di lavoro, passare dei momenti all'aperto in contatto con la natura, coltivare relazioni appaganti con amici e familiari, dedicare del tempo a hobby e occupazioni che si amano. Quelle appena elencate sono soltanto alcune delle attività con un alto impatto positivo. L'attività fisica regolare è un potente antistress perché rilascia endorfine e migliora l'umore. Abbinata a una dieta equilibrata e nutriente e a una sana routine del sonno, può davvero fare la differenza per un sensibile miglioramento della qualità di vita. Infine, tecniche di rilassamento come la respirazione profonda, il rilassamento muscolare progressivo e lo Yoga Nidra – l’oggetto sede di analisi di questo articolo – danno risultati positivi dimostrati nella gestione dello stress.
Lo Yoga Nidra è una pratica meditativa e di rilassamento che si svolge in uno stato tra la veglia e il sonno. Il termine “yoga” in sancrito significa “unione”, ma può essere tradotto anche come “consapevolezza”, mentre “nidra” significa “sonno” e pertanto Yoga Nidra può essere reso come “sonno yogico”. La pratica è spesso descritta come uno stato di rilassamento cosciente e profondo, che mira a portare il praticante verso un totale abbandono dei sensi pur rimanendo vigile.
Le sacre scritture e gli yogi che hanno raggiunto la realizzazione del sé ci dicono che lo stato di Samadhi (ovvero il culmine della pratica yogica, in cui l’individuo trascende la percezione dualistica della realtà e sperimenta l’unione con il divino) è uguale al sonno. L’unica differenza tra i due stati si riscontra sul piano della consapevolezza. Mentre nel sonno si è incoscienti e non si serba alcuna memoria di quanto visto e sperimentato, nel Samadhi si è perfettamente svegli e consapevoli. Una volta usciti dallo stato di trance si ricorda tutto dell’esperienza vissuta.
Lo Yoga Nidra è uno strumento potentissimo per raggiungere questo stato di espansione di coscienza ed è il motivo per cui viene praticato e utilizzato nel percorso di evoluzione spirituale. Per poter meditare, condizione imprescindibile per raggiungere il Samadhi, è prima necessario riuscire a focalizzare la mente con intensità su un determinato punto, senza oscillazioni o fluttuazioni dovute al pensiero razionale e cosciente. Ciò può avvenire soltanto se si riesce nell’intento di “addomesticare” e calmare la propria mente. Bisogna poter esercitare un controllo su di essa, altrimenti la meditazione risulterà impossibile. Nessuno può stare concentrato se la mente è libera di bombardarci con i pensieri e le preoccupazioni della vita quotidiana. Lo Yoga Nidra è un efficace mezzo per fare amicizia con la propria mente e renderla disponibile a collaborare con le nostre intenzioni più autentiche, senza attuare quel continuo sabotaggio al quale siamo tutti abituati. Con lo Yoga Nidra portiamo l’attenzione e la consapevolezza verso l’interno, grazie al ritiro dei cinque sensi. Potremmo immaginare la nostra mente come il conduttore di un carro e i cinque sensi come i cavalli da traino che la portano verso un determinato punto. Se i nostri organi di senso sono costantemente rivolti verso stimoli esterni, la mente sarà automaticamente trascinata verso di essi. Se i sensi si muovono verso l’interno, ad esempio grazie all’osservazione del respiro o di determinate sensazioni fisiche, la mente si vedrà costretta a fare altrettanto e quando questo avviene, avverrà un taglio netto verso ogni percezione proveniente dall’ambiente circostante. Questo processo, in termini yogici, viene definito Pratyahara, ovvero ritiro dei sensi. Lo sviluppo e il dominio di questa tecnica possono di per sé condurre una persona a sperimentare il Samadhi. Sebbene l’inventore di questa tecnica, Swami Satyananda Saraswati, l’abbia concepita a questo scopo, lo Yoga Nidra è così potente che ci offre anche altri vantaggi che potremmo definire come effetti secondari della pratica. Lo Yoga Nidra può eliminare lo stress dalla nostra mente e calmarla, rendendo possibile varcare quel passaggio che connette la nostra mente conscia a quella inconscia.
Se immaginassimo la nostra mente come un laghetto nel quale vorremmo specchiarci per conoscere noi stessi e i pensieri come sassi che vengono costantemente lanciati in questo laghetto, ci appare subito chiara l’impossibilità di osservare il nostro riflesso. L’acqua agitata e continuamente increspata dalle onde generate dal lancio dei sassi ce lo impedirebbe. Nella filosofia yogica il pensiero cosciente che viviamo attimo dopo attimo viene definito vritti, che in sanscrito significa letteralmente “vortice”. È chiara la similitudine tra le fluttuazioni dell’acqua, che ne perturbano la superficie, e lo stato della nostra mente, costantemente alterato in termini di stabilità e visibilità. Lo Yoga Nidra è uno strumento magnifico che ci permette di placare per un certo tempo questo stato di confusione persistente. Quando la superficie del lago è calma, possiamo finalmente specchiarci e connetterci alla nostra vera essenza, al nostro essere interiore più puro, chiamato “anima” presso molte tradizioni, o “corpo beato” nella cultura yogica.
Lo yoga contempla infatti il concetto dei Pancha Kosha, o Cinque Corpi (che potremmo anche definire strati). Vengono descritti nelle Upanishad, le sacre scritture indiane, e rappresentano i diversi livelli della conoscenza umana, dal corpo fisico fino al sé più profondo, o Atman, sinonimo di “corpo della beatitudine”. Ogni strato copre e occulta il vero sé, e il viaggio spirituale consiste nel trascendere ognuna di queste guaine e raggiungere l’illuminazione, ricongiungendosi alla propria essenza innata. I cinque corpi sono:
- Annamaya Kosha (o corpo del cibo), si tratta della parte esterna e tangibile del nostro essere, costituita dal nostro corpo fisico fatto di cibo, ovvero di pelle, muscoli e ossa;
- Pranamaya Kosha (o corpo bioplasmatico), il nostro corpo energetico, che ha la stessa forma del nostro corpo fisico;
- Manomaya Kosha (o corpo mentale), è quella parte di noi che comprende la mente, i pensieri e le emozioni. È responsabile dell’elaborazione delle informazioni sensoriali e della formazione dei desideri;
- Vijnanamaya Kosha (corpo intuitivo), rappresenta l’intelletto, il discernimento e la conoscenza superiore. È responsabile del ragionamento, della forza di volontà e della presa di decisioni;
- Anandamaya Kosha (corpo della beatitudine), associato alla pace, all’amore puro e alla gioia. È la sede dell’anima, che ha una natura di perenne beatitudine.
Anandamaya Kosha, il quinto corpo, è quello che ci fa muovere continuamente verso l’unico vero obiettivo della nostra vita: la ricerca della felicità. Quei lampi fugaci, quelle scintille che riceviamo incessantemente da dentro sono la benzina del nostro motore, la costante ispirazione a fare qualcosa che ci apporti pace e soddisfazione. La nostra mente elabora questo stimolo e lo traduce in un’agitata ricerca proiettata verso il mondo esterno, l’unico che essa sia capace di esplorare. La mente infatti può investigare soltanto i corpi al di sotto del proprio dominio. Per indagare il terreno dell’interiorità (corpo intuitivo e corpo beato), è necessario trascendere la mente, poiché essa non possiede gli strumenti adeguati all’investigazione. Pertanto, chi vive ricercando di continuo la felicità nel mondo esterno, in persone, oggetti o situazioni, sta vivendo una vita materialistica, basata soltanto su due dei quattro purusartha: artha e kama. La felicità che si può ottenere dal mondo esterno è una felicità condizionata, e come tale non è destinata a durare, perché volubile è la mente e altrettanto lo sono gli oggetti del suo desiderio. La felicità transitoria è ciò che porta scompiglio e sofferenza nella nostra vita e la mente è la barriera che ci impedisce di raggiungere uno stato di pace permanente ed essere davvero felici. Lo yoga è lo strumento che può permetterci di smettere di soffrire, proprio perché in grado di aprire un varco nella mente conscia (perennemente agitata e salvaggia) e di farci raggiungere la nostra vera essenza, la nostra natura più pura, stabile e imperitura. È come tornare a casa dopo un lungo viaggio pieno di traversie.
Lo Yoga Nidra facilita questo percorso di ritorno verso il proprio centro proprio perché crea una connessione fra i nostri cinque corpi, che in caso di stress sono incomunicanti fra loro.
La tecnica segue fasi molto precise. Innanzitutto, si rilassa il corpo fisico e si rilasciano le tensioni muscolari. Quando le rigidità fisiche vengono sciolte, si passa al secondo corpo, quello energetico, che si stabilizza sulla scia di quello fisico. Poi calmiamo la mente e il corpo delle emozioni, delle intuizioni. Calmare i corpi, significa connettere i Pancha Kosha tra loro.
Per tutta la vita, agiamo soltanto sul livello più superficiale dei nostri corpi. Questo è il motivo per cui spesso non riusciamo a concretizzare le nostre intenzioni, ci autosabotiamo, andiamo alla ricerca di scuse per giustificare fallimenti e insoddisfazioni. I pensieri concepiti con la mente logica e razionale, non riescono a raggiungere gli strati più profondi, ovvero la mente subconscia e la mente inconscia. I propositi e i messaggi formulati con la coscienza più esterna rimangono intrappolati superficialmente perché manca il cammino di congiunzione tra questi vari strati. Non esiste una connessione. Ecco spiegato il motivo per cui il fumatore non riesce ad abbandonare la sigaretta, nonostante si sforzi e lo desideri con tutto se stesso. La mente conscia, da sola, non è sufficiente a concretizzare un proposito di felicità. Lo Yoga Nidra, attraverso la formulazione del Sankalpa (o risoluzione), ci aiuta a depositare un proposito realizzato dalla mente conscia, nel substrato fertile del terreno dell’inconscio. Inoltre, la connessione tra mente conscia e inconscia, rimuove i condizionamenti e purifica la nostra psiche e le nostre emozioni. Questo processo di purificazione si chiama libertà (moksha, l’ultimo dei quattro Purusartha), ed è la vetta più alta a cui un essere umano possa aspirare.